venerdì 5 giugno 2015



Intervista con Massimo Dagnino

A cura di Mariacristina Buonocore



Da che cosa trova l’ispirazione per i suoi disegni?

Domanda impegnativa ma che alla fine tutti ti fanno, solitamente rimango colpito da un paesaggio, da un volto, da situazioni da tradurre in grafite e che diventano  una sorta di nucleo tematico da cui si dipartono propaggini; è come se “l’ispirazione” diventasse necessità e in qualche misura mi lascio pure sedurre dal disegno e dalla poesia (forse non dovrei…).

Come fa a rendere l’arte e la poesia un’unica cosa?

Non è una cosa unica perché sono due linguaggi diversi ed è bene che sia così.

Qual è il suo desiderio d’artista?

È come se lo avessi già realizzato: continuare a disegnare e a riflettere con le matite 3B e 7B , direi anche controcorrente e un po’ tragico. Peraltro la maggior parte dei disegni sono eseguiti dal vero e, a parte un mio amico incisore, non ho mai incontrato nessuno che disegnasse. Una rarità di questi tempi. Chiaramente il disegno dal vero è filtrato da immagini video e dunque diversissimo da quello, per esempi,  ottocentesco.

Nel suo percorso d’artista e poeta ha riscontrato periodi bui, vuoti?

Direi di sì, per esempio sono stato dieci anni senza disegnare, nel 1999 avevo concluso la seconda parte del Libro d’artista “Atlante” , l’ultima tavola rappresentava un brano di una lisca di pesce che si  sfa con accanto una sorta di motto “Verso l’annichilirsi del disegno…” per poi diventare il titolo del mio primo libro di poesia.  Va detto che nel 2002 ho incominciato a scrivere poesie dopo aver tradotto alcuni poeti americani del primo 800 (Cole, Bryant, Longfellow), insomma l’approdo alla poesia è stato un po’ strano e del tutto impresagito. Ho incominciato a scrivere in versi cercando di tradurre in scrittura cose che non ero riuscito a disegnare ma il tutto si è complicato ulteriormente. Alla fine mi sarebbe piaciuto fare un libro d’artista comprensivo di poesie e disegni così nel 2009 ho ripreso a disegnare: “Vegetazione irrisolta “ è il titolo del libro.

 Che cosa vuole rappresentare nei suoi quadri? Qual è il suo messaggio?

La parola messaggio mi lascia sempre un po’ perplesso, va specificato che faccio Libri d’artista tematici, l’idea è quella di affrontare un tema e svilupparlo a disegno già i titoli sono sintomatici: “Storia dell’architettura e oblio: Ludwig Persius”, “Vivere nel quartiere”, “Landscape”, “Animali, paludi”, “Propagazioni di buio” tanto per citarne alcuni, (nei libri c’è anche l’intervento cromatico, carte colorate, foto, ecc…) , sono libri d’artista che si sganciano dall’idea comune di tali oggetti, nel senso che sì che resta l’originale come pezzo unico, ma nel momento in cui si pubblica a un prezzo accessibile diventano anche strumento per ricerche confluenti in altre discipline ad esempio la geografia, l’architettura ecc…

 Chi è il suo pittore di riferimento?

I riferimenti sono molteplici, ho guardato i disegni di Medardo Rosso, di Raffaello, di Kubin, di Knopff, di Sutherland e altri cercando di filtrare con la propria voce.

Chi è il suo autore (poeta o scrittore) preferito?

Sandro Penna.






















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